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sabato 17 agosto 2013

Stéphane Mallarmé

Tristezza d'estate.

Il sole, o lottatrice sulla sabbia assopita,
Nell'oro dei capelli un bagno languoroso
Ti scalda e ardendo incenso sulla gota nemica
Mescola con i pianti un incanto amoroso.

Quest'immobile calma e la fiamma del cielo
T'ha rattristata, o baci miei timorosi, e dici:
"Noi non saremo mai un sarcofago solo
Sotto il deserto antico e le palme felici!"

Ma la tua chioma fulva è un tiepido ruscello
Dove affondare fermi l'anima che ci assilla
E trovare quel Nulla che tu saper non puoi.

Io gusterò il belletto pianto dagli occhi tuoi:
Forse al cuor che colpisti esso donar saprà

Dell'azzurro e dei sassi l'insensibilità.

giovedì 15 agosto 2013

Tomas Tranströmer



“Stupendo sentire come la mia poesia cresce

mentre io mi ritiro.
Cresce, prende il mio posto.
Si fa largo a spinte.
Mi toglie di mezzo.

La poesia è pronta.

lunedì 5 agosto 2013

Vincenzo Cardarelli

Gabbiani


 
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
 
***
 

Alla morte


 
Morire sì,
non essere aggrediti dalla morte.
Morire persuasi
che un siffatto viaggio sia il migliore.
E in quell'ultimo istante essere allegri
come quando si contano i minuti
dell'orologio della stazione
e ognuno vale un secolo.
Poi che la morte è la sposa fedele
che subentra all'amante traditrice,
non vogliamo riceverla da intrusa,
né fuggire con lei.
Troppo volte partimmo
senza commiato!
Sul punto di varcare
in un attimo il tempo,
quando pur la memoria
di noi s'involerà,
lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,
concedici ancora un indugio.
L'immane passo non sia
precipitoso.
Al pensier della morte repentina
il sangue mi si gela.
Morte non mi ghermire
ma da lontano annùnciati
e da amica mi prendi
come l'estrema delle mie abitudini.

domenica 4 agosto 2013

Dino Campana

                                        Donna genovese



Tu mi portasti un po' d'alga marina
nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
che e corso di lontano e giunge grave
d'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
oh la divina
semplicità
semplicità delle tue forme snelle
no amore non spasimo, un fantasma,
un'ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile per l'anima
e la disciolglie in gioia, in incanto serena
perchè per l'infinito lo scirocco
se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!