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lunedì 20 aprile 2009

Disastro a Hollywood



Si ride (amaro) a Hollywood.
What Just Happened?(Che cos'è appena successo?)
(dal libro,Storie amare dal fronte di Hollywood di Art Linson)
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Messo da parte il titolo italiano , Disastro a Hollywood, abbastanza fuorviante per quello che era possibile (gran parte del pubblico aspettava crasse risate..).
Il film tratta di un affermato(ma come si vedrà ,nessuna posizione è conquistata per sempre..) produttore hollywoodiano(Ben /de Niro)seguito nelle due settimane che precedono l'uscita di un suo film e la “gestazione” di un secondo.
Siamo nel rutilante e caotico mondo di quella macchina schiacciasassi che è Hollywood ,mecca del cinema.
Si alternano capricci e nevrosi, successi e cadute,di stars e aspiranti tali.
Si rincorrono finanziatori ambigui e volubili,si disputano duelli all'ultimo sangue con distributori spietati , da sempre asserviti alle regole del business più cinico.
Ultimo di una lunga serie di film che ha spiato e indagato sul mondo del cinema, mette sul piatto un cast stellare da De Niro in primis, a Sean Penn, Bruce Willis John Turturro ,Stanley Tucci,Robin Wright Penn. Molto generosamente e senza alcuna forma di compiacimento, Willis e Penn impersonano se stessi .E soprattutto Willis,si presta a due dei siparietti più godibili del film: l'orazione funebre alla cerimonia di un agente morto suicida, e l'attesa del taglio della barba da parte della troupe. Mentre Turturro,che ne impersona il fragile agente,è irresistibile indossando improbabili slip con stemma italiano!
Ma su tutti svetta de Niro, ripulito a sufficienza dai “gigionismi”degli ultimi tempi. Misurato ed efficacissimo nel declinare tutte le sfumature i disagi e le bassezze umanissime ,di un produttore molto “reale”.
Auricolare sempre “online”, prigioniero di ritmi frenetici resi con improvvise accelerazioni della macchina da presa, in fondo fa un po' tenerezza...tenerezza che serpeggia qui e là per tutto il film, ma come qualcosa ,che per pudore si lascia sottindere, si lascia alla discrezione benevola del pubblico.In fondo se di sorrisi si tratta , sono comunque sorrisi amarissimi. Il produttore Art Linson che ha scritto il libro autobiografico da cui è tratto il film; ha confermato che hanno eliminato dalla sceneggiatura scene considerate troppo dure ,eccessive addirittura ,per il pubblico. Verissime tuttavia ,che testimoniano come la realtà dell'industria cinematografica sia molto più dura di come il film la rappresenta. Mi chiedo perchè ogni tanto con modi e risultati diversi, Hollywood senta la necessità di riflettere su se stessa, visto anche il finale del film, che non suggerisce cambiamenti significativi in questo senso.
Da vedere

sabato 11 aprile 2009

“Io, il Cinema, e l'imprinting dell'Angelo Azzurro..” I parte



Nel mio amore per il cinema, devo riconoscere un ruolo fondamentale e determinante,al film L'Angelo Azzurro.Questo film,infatti, è stato l'imprinting che ha fatto nascere in me la passione che tuttora coltivo.
C'è una datazione di questo “momento”,che lo colloca tra il mio ottavo o nono anno d'età . Negli anni 60 la televisione, in Italia ,svolgeva un ruolo pedagogico verso il suo pubblico, che era ancora in buona parte,analfabeta(qualche “superstite” forse ricorderà la trasmissione “Non è mai troppo tardi” del maestro A.Manzi..). In questa sua veste di maestra e divulgatrice,( egregia e rimpianta ahime!),consentì agli spettatori d'allora, di poter conoscere e gustare molte trasposizioni televisive di classici della letteratura italiana e mondiale.Nei palinsesti di quegli anni ,vi erano anche molte retrospettive, che permettevano di conoscere intere filmografie dei più grandi registi ed interpreti. Tra le tante, curate e commentate dall'ottimo Claudio G. Fava, seguii quella dedicata a Marlene Dietrich. Il ciclo fu inaugurato per l'appunto dal film l'Angelo Azzurro. Devo dunque alle opportunità offerte dalla televisione di quegli anni ,in qualche maniera, la nascita del mio amore per il cinema. Oggi rifletto sulla troppa “indulgenza” di cui ho goduto nella mia infanzia che mi ha permesso , di vedere un film come l'Angelo Azzurro certamente non adatto al mio essere bambina...eppure devo proprio allo shock emotivo che provocò in me la visione del film; la presa di coscienza dell'enorme e potente carica comunicativa che il linguaggio filmico ,e l'immagine in senso lato, potevano avere in assoluto. Peculiarità questa, pari se non superiore alla lettura ,che pure già frequentavo assiduamente. Contrariamente a molti bambini di quella generazione,non andavo sempre a dormire dopo Carosello, e la linea di demarcazione tracciata da quest'ultimo pensavo mi facesse entrare a pieno titolo, superandola d'abitudine, nel mondo degli adulti.
Ancora oggi,rivedendo questo film, provo una certa emozione mista ad un senso di angoscia. A dimostrazione di come le corde profonde del nostro io inconscio, quando sollecitate, possano lasciare tracce indelebili.
A quel film, ne seguirono tanti altri, e devo dire non meno “impegnativi”,se solo volessi considerare il versante emotivo,che non potevo ancora supportare con filtri adeguati, vista l'età. Ricordo per esempio, un ciclo dedicato a Ingmar Bergman...che impressione il Settimo sigillo!
Ma ormai la strada era tracciata, e da allora il cinema è una costante della mia vita . Arte sublime capace di far provare emozioni di una tale intensità ed immediatezza ,in qualche caso,per me, catartiche.
Ma tornando all'Angelo azzurro, che riveste dunque una grande importanza, per l'eredità che mi ha lasciato. Ho pensato di rendergli l'omaggio, meritato, di un' analisi approfondita.
Oggi, che ho qualche conoscenza in più, per decifrare, i motivi del grande impatto che ebbe su di me e non solo......


(continua)