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domenica 25 gennaio 2009

Buon Compleanno

Oggi Giorgio Gaber compie 70 anni: vivo nel cuore e nella mente di tutti quelli che lo amano.

giovedì 22 gennaio 2009

Vuoti a rendere(Empties)



Vuoti a rendere. (Empties)
Ultimo atto della trilogia sulla vita, del regista Jan Sveràk, in tandem col padre sceneggiatore/attore Zdnek Sveràk. Trilogia iniziata negli anni 90 con Scuola elementare che esplorava l'infanzia(candidato agli oscar1992);proseguita con Kolija(premio oscar 1996) che trattava l'età adulta,e che si chiude nella terza età, con Empties .Un film tenero, semplice, garbato ed ironico. Ci racconta di Joseph “Pepa”,professore prossimo alla pensione, che stanco ed infelice nel rapporto con i suoi alunni,ormai estranei, decide di lasciare l'insegnamento(gustosa l'allusione della spugna strizzata,che anticipa il“gettarla”concretamente!) . Malgrado le rimostranze della moglie Eliska, (Daniela Kolarova)frustrata da un rapporto in cui si sente trascurata e, affatto disponibile alle sue bizzarie esistenziali; Pepa inizia la ricerca di una nuova occupazione. Sullo sfondo, di una Praga ora malinconica e innevata,ora dinamica e sfuggente, ma comunque affascinante:Pepa dopo una disastrosa esperienza come poni-express in bicicletta;approda al banco dei vuoti a rendere di un supermercato. Da questo osservatorio di varia umanità,a cominciare dai colleghi “Parlantina” e “Spiaccichino”;inizierà con contagioso entusiamo, a “riposizionare” nella sfera dell'umana gioia di vivere ,le persone attorno a lui. Assimilate ai “vuoti”a rendere di cui si occupa, in una sorta di nuovo e coinvolgemente impegno didattico . Muovendosi in maniera comica e maldestra, ma sempre autenticamente partecipe, riuscirà a suscitare negli altri il desiderio di sentirsi ancora nella partita della vita. Includendo anche la figlia Helena,e spingendosi poi,fino al politically incorrect, quando solidarizza con l'ex genero- traditore. Il desiderio ,(elemento chiave),con cui P. gioca,e da cui è animato, si esprime anche nella sue accezioni più terrene: che vanno dai sogni erotici, al maldestro tentativo di un'avventura extraconiugale. Desiderio ,che ritroviamo come senso e giustificazione ultima che la vita ha in se:anche nelle sequenze dei primi piani di un vasetto di marmellata tra le mani, o nel sole che filtra tra le trasparenze muliebri, di giovani avventrici . Lo sguardo del regista segue tutto,con semplicità e verosimiglianza tale, da potercisi riconoscere un pò tutti.Pepa riuscirà infine ,anche a riscattarsi agli occhi di Eliska,dopo un salutare e vivificante sentimento di gelosia. Una mongolfiera, sancirà al di la dei simboli, una nuova stagione per la coppia...
Un film per riaffermare dunque, che la partita non è chiusa,(contro le convenzioni sociali ed anagrafiche);quando si è spinti dal desiderio di continuare a giocare.
Delizioso il siparietto finale, dopo i titoli di coda, non perdetelo!
Bravi i due protagonisti, già rodati nei precedenti due capitoli.
Lo consiglio ai miei amici Pippo e Paola e …...
quando uscirà in dvd ,al mio amico Dirk.

venerdì 16 gennaio 2009



Un matrimonio all'inglese Easy Virtue
Negli ultimi mesi, affollano il grande schermo, un gran numero di films di registi inglesi ed australiani. A testimoniare una nuova rinascita della cinematografia inglese,(vedi l'ultimo Torino film fest.)e una felice crescita di quella australiana.
Per l'Australia segnalo il ritorno di Stephan Elliott (regista di Priscilla regina del deserto) alla regia di un film tutto inglese, tratto da un lavoro teatrale di Noel Coward. Solita infelice traduzione del titolo ,al posto del più appropriato Fragile Virtù ,già portato sugli schermi da Hitchcock ai tempi del muto.
La trama ci racconta di John Witthaker (Ben Barnes)giovane rampollo di buona famiglia inglese, che nei primi anni 30 incontra a Parigi una giovane e disinibita americana, Larita (Jessica Biel), che subito sposa . John porta Larita a conoscere la sua famiglia , che vive in una sfarzosa residenza della campagna inglese.
Si ripropone il classico incontro-scontro tra suocera e nuora, che poi è anche ,evidentemente ,lo scontro tra due mondi e due epoche. Ad eccezione del suocero Jim(Colin Firth), l'accoglienza della suocera Veronica(Kristin Scott Thomas)e delle sorelle Hilda e Marion non potrebbe essere più gelidamente ostile.Si dispiegano tutte le armi e i trucchi per difendere, quanto si teme in pericolo per la sua venuta.
Da un lato,la famiglia Witthaker:cristallizzata, nel farsi custode della tradizione così come di tutte le ipocrisie ,ritualità , bigottismi sessuali retaggio dell'epoca vittoriana e di un secolo ormai passato. Ma ostinata a difendere tutto questo, a dispetto della realtà ,che vuole la proprietà e quindi la famiglia stessa ,gravata dai debiti e prossima al tracollo. Dall'altra :l'energica e vitale Larita, che porta il vento del modernismo di un secolo pieno di fermenti: dall'amore per le macchine e i motori, al disinvolto e libertario atteggiamento nell'abbigliamento così come nell'amore, e finanche nella scelta del cibo. Tutto complotta contro l'americana e l'indecisione del figlio/marito John. Solidali si mostrano invece la servitù e Jim. Quest'ultimo infatti, viene scosso dall'annichilimento in cui era piombato dopo il ritorno dalla guerra, proprio dall'energia vitale e senza ipocrisie di Larita. Naturalmente le battute di raffinato umorismo sono disseminate in tutto il film, che ha tempi perfetti, contrappuntati da una colonna sonora ,(per lo più jazz), che va oltre il suo compito,diventando essa stessa sceneggiatura che suggerisce ed evoca la carica destabilizzatrice del periodo, e di cui è portatrice Larita.
Tanti i momenti esilaranti : da quello del can can, all'episodio “nero” della cagnolina , all'apoteosi dell'ingresso in casa di un quadro “di un giovane spagnolo”(cubista!).
Dispiace solo che in tanta perfezione, non si approfondiscano un pò di più le “motivazioni” dei personaggi chiave: Veronica e la stessa Larita. Della prima capiamo qualcosa di più, solo nella parte finale e di Larita si sfiorano solo momenti del suo passato, con molto pudore.Il che, fa qualche volta cedere alla tentazione, di considerare il film come un esercizio di stile un po' “freddo”. Altra piccola(?) pecca, è quella di un Colin Firth fuori parte, vista ,se non altro ,la giovane -improbabile- età come suocero.
Ma la vera rivelazione, l'asso nella manica, colei che “scalda” tutto il film:è Jessica Biel. Perfetta nel ruolo di Larita; straripante di energia ,e capace di trasmettere tutto il prezzo, che la libertà all'epoca, chiedeva ad una donna . Ad ogni inquadratura ,del corpo statuario e straordinariamente “comunicativo,” la platea di maschietti registrava un sussulto. Splendida nella scena del tango e quando ,dopo aver tollerato la miriade di “esseri” imbalsamati nella villa, distrugge la statua che riproduce la venere di Milo;ultimo simbolo del passato. Splendida anche Kristin Scott Thomas, classe e talento unite. Strepitoso il maggiordomo Jackson , very British! E la cana...
ancora una nota di merito alla Biel che si è dimostrata anche brava cantante nella colonna sonora.
Cosa volere di più?
Da vedere

giovedì 15 gennaio 2009

L'Ospite Inatteso





L'Ospite InattesoThe Visitor
Non un film sulla tolleranza,(parola odiosa) come qualcuno ha detto, ma sulla solidarietà, sull'incontro con l'Altro, su un ritrovato , autentico, senso della vita. Un professore universitario di economia si trascina la vita,ormai anestetizzata dalla routine, dopo la morte della moglie pianista.Il caso lo porta a New York per un convegno. Qui nel suo appartamento,(a sua insaputa illegalmente occupato), conoscerà Tarek e Zainab una coppia di clandestini provenienti dalla Siria e dal Senegal, che vivono di musica l'uno (suona il djambe)e vendendo gioielli etnici di sua creazione,l'altra.
Sullo sfondo di una America ostaggio delle sue paure dopo l'11 settembre, dove le espulsioni sono diventate la norma insensata e crudele, il più delle volte. Il rapporto tra Walter Vale(Richard Jenkins)e la coppia, apre una breccia nella vita del professore. Tarek insegnerà a Walter a suonare il tamburo, sulle note di Fela Kuti. E come le sue mani, anche il suo cuore ritroverà un nuovo battito.
Ma un giorno Tarek viene arrestato....
Bel film , profondo e delicato allo stesso tempo, che tratta con maestria tutte le sfumature dell'animo quando si apre con autenticità all'altro. Tutti bravi gli interpreti,ma merita la sottolinetura
Richard Jenkins, il professore.
Intensa anche Hiam Abbass “Mouna”che proviene dall'ultimo Albero di limoni.
Da vedere
Un film di Thomas McCarthy




mercoledì 14 gennaio 2009


MACHAN
Presentato alle “Giornate degli Autori” di Venezia 2008(dove è stato premiato) approda ora in dvd dopo l'-usuale -cattiva distribuzione nelle sale, il film dell'esordiente regista Uberto Pasolini.Nessuna parentela con il più famoso predecessore, ma un trascorso da produttore internazionale di successo con Full Monty, Palookaville ed I Vestiti nuovi dell'imperatore. Nipote invece, del grande Luchino Visconti: come dire, un destino segnato..
Ed ancora un caso di “nomadismo cinematografico”(espressione coniata da M.Muller) come ebbi già modo di dire per Pa-Ra-Da di Pontecorvo e La terra degli uomini rossi di Bechis.
In questo, più ancora che nei due citati, c'è però il significativo coinvolgimento nella sceneggiatura, casting e produzione, delle figure più rappresentative della cinematografia dello Sri Lanka. Sarà per questo che il film è stato sentito come un” Loro” film ,e non come un film raccontato dall'esterno.
E di Sri Lanka si parla, di immigrazione soprattutto,in questo paese perennemente devastato dalle divisioni etniche e religiose quanto dalle politiche disgraziate dei governi avvicendatisi negli ultimi anni.Si prende spunto da una storia realmente accaduta: un nutrito gruppo di cingalesi per riuscire ad ottenere il visto d'espatrio,(puntualmente negato in questo paese)e fuggire da una vita ai limiti dell'indigenza, s'inventa con tutte le risorse che può suggerire lo stato di necessità ma non solo..,di essere la nazionale di pallamano Cingalese (sport neanche conosciuto in Sri Lanka).Mettendo in opera tutte le più fantasiose strategie , e con la complicità di due poliziotti;l'iniziale gruppo capitanato da Manoj e Stanley , gli ideatori dello stratagemma, s'ingrossa rapidamente fino a raggiungere il numero di 23 persone.
Una umanità raccolta soprattutto nelle baraccopoli di Colombo, ognuna con le sue storie, i suoi problemi, magari solo tratteggiati, visto il cospicuo numero di personaggi, ma tutti uniti da una profonda dignità ed in cerca solo di una possibilità negata. Malgrado la realtà drammatica, tutto è seguito con leggerezza e con i toni della commedia, agrodolce ,ma pur sempre commedia. I non attori, nella maggior parte, rappresentano se stessi ,e questo contribuisce in maniera determinante a conferire quella autenticità, quella umanità solidale , che oltre alla simpatia li carica tanto di verità.
Per esperienza personale conosco la realtà dei Cingalesi in particolare dei clandestini, che vantano nella mia città ,Napoli, la seconda comunità d'Italia. E so quindi ,di come siano costretti dal governo del loro paese a queste soluzioni “estreme”.I 23 che compongono la squadra, raggiungeranno il loro obiettivo, volare in Germania per disputare le gare,ed avere un lasciapassare per la libertà. Ma dovranno prima, affrontare una partita risolutiva......

Il film offre siparietti che strappano la risata, ma mai disgiunta da una malinconica, e a volte struggente riflessione;su chi è costretto a vivere l'esperienza di uno sradicamento forzato. Un film credo onesto, molto gradevole e ben girato.
Ma tutto il resto, e non è poco, lo fanno gli sguardi e gli occhi dei protagonisti.
Da vedere.


Produttore :Prasanna Vithanage, Sceneggiatrice e autrice: Ruwanthie De Chickera .Attrice :Damayanthi Fonseca Regia: Uberto Pasolini