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sabato 14 febbraio 2009

Ti amerò sempre


(Il y a longtemps que je t'aime)Un altro esordio alla regia da parte di uno scrittore affermato :Philippe Claudel.
Ma non è il rapporto tra scrittura e cinema che mi ha interessato in questo film; sebbene il film abbia molto a che fare con la resa cinematografica di una scrittura “molto letteraria”. L'interesse risiede principalmente, nell'interpretazione che da Kristin Scott Thomas della protagonista Juliette.
Non ho visto molti film della K.S.T. , ma da 4Matrimoni e un funerale in poi, ha catturato sempre più il mio interesse di spettatrice.E credo che con questa interpretazione abbia toccato e raggiunto un punto molto alto della sua carriera. Il film narra di un ritorno alla vita dopo 15 anni di prigione per omicidio.Ci racconta del rapporto interrotto di Juliette con sua sorella Léa, che si occuperà furiosamente e teneramente del suo “ritorno”.
Ed anche del rapporto con i genitori, della maternità, della coppia nel matrimonio; ma soprattutto di ciò che “appare”delle persone. Dei pregiudizi insiti in ognuno di noi ,delle apparenze che celano quasi sempre un nucleo doloroso della nostra esperienza , con cui tutti abbiamo ,una resa dei conti ,nel corso della vita.
Nel film sono gli occhi di Juliette/Kristin a parlare, accompagnati dalla sua fisicità che dapprima avulsa da tutto ciò che la circonda lentamente si disgela aprendosi agli altri e alla vita. Sono gli sguardi ,quelli scambiati con Lèa , quelli col capitano Fauré intimamente solidali, eppure troppo reticenti per essere risolutivi. Quelli con Michel intuitivi e pieni di comprensione da risultare liberatori. Su tutti indaga con sapienza la macchina da presa in maniera accorta, partecipe ed efficace tanto da ricordare una regista a me cara ,Susanne Bier.
Tutta la sofferta dinamica del lento riappropriarsi della vita viene resa stupendamente dalla T. con una attenzione alle sfumature ,ai passaggi di tono, straordinarie. Sicuramente notevole la capacità di reggere dei primi piani strettissimi(peraltro struccata), che avrebbero fatto rabbrividire molte attrici consumate.
Per altro, il film recupera e rivendica dei tempi letterari , nella sceneggiatura(dello stesso Claudel), per filmare i passaggi dell'evoluzione di Juliette. E a parte qualche ingenuità superflua (il sermone di Léa sulla verità e Dostoewsky..) e qualcuna invece simpatica sul cinema e Rohmer: (“ma perchè i Parigini ce l'hanno spesso con Parigi?”), che si lascia però perdonare; il film corre sicuro verso il finale.
Questultimo,sarà perchè atteso insieme all'interrogativo cruciale ,per tutto il film: sceglie la via forse più semplice, quella cioè ,della rivelazione che tutto ricompone.
Forse mi sarebbe piaciuta una soluzione più aperta e meno ovvia.
Il film ,resta comunque una visione ,di quelle che ti sollecitano mille pensieri e riflessioni, e già con questo, assolve ad una funzione che ,quando si realizza;ti fa sentire all'uscita del cinema più soddisfatta....Azzardo:
più ricca.
Da vedere
P.S.: E' solo un'intuizione;ma credo che il doppiaggio non abbia reso un grande servizio ai dialoghi...aspetto il dvd per vederlo in v.o.

1 commento:

maria rosaria ha detto...

grazie, franca , per questa bella recensione. andrò a vedere questo film, che sembra, da come ne parli, abbia contenuti molto intensi.
a presto