La maschera delle parole e
il dio della carneficina.
L'incontro
tra due coppie i Cowen e i Longstreet in un
appartamento di Brooklyn, nell'intento di ricomporre civilmente
l'incidente occorso al figlio dei Cowen (Penelope/ Jodie Foster e
Michael/John C. Reilly)ad opera del figlio dell'altra
coppia(Nancy/Kate Winslet e Alan/Christoph Waltz).
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Ad
eccezione dell'incipit,girato in esterno nel parco luogo
dell'incidente, e del finale che ritorna nello stesso parco. L'azione
si snoda per poco più di 78', interamente consumati nello spazio
esiguo dell'appartamento dei Cowen. Va detto, che il film è tratto
dalla pièce teatrale di Yasmine Reza, e risente della primigenia
possente scrittura, del tessuto teatrale. E'un film di parola dunque, e di dialoghi densi e raffinati quanto devastanti e caustici.
Insomma, siamo in pieno territorio Polanskiano. L'unità di spazio e
tempo (quasi reale) rappresentata dall'appartamento e contrappuntata
da specchi che suggeriscono la presenza (compiaciuta?) del regista/ spettatore, fa dunque da palcoscenico mirabile, al progressivo
disvelamento dei reali istinti delle due “civilissime” e
borghesi(ancora,ahinoi!) coppie. Dopo le prime schermaglie di
circostanza, scatta la trappola della “natura
coercitiva”dell'incontro che inchioderà le due coppie alla
fascinazione ineludibile di uno “spazio decontestualizzato
socialmente” dove tutto può essere, e sarà poi, effettivamente
smascherato. In un crescendo di dialoghi -duelli, i protagonisti
mostreranno tutta l'ipocrisia delle parole, e dei comportamenti che ne
conseguono,delle sovrastrutture ideologiche che dominano le loro
vite e la nostra civiltà occidentale(“Non puoi dominare ciò che
ti domina” dice Penelope),fino a rimanerne vittime esauste ed agìte
a loro volta .Ciascuno nel crescendo dialettico e violento,
comprenderà la sostanziale insensatezza ed irresponsabilità del
proprio argomentare. Ma in quella che ormai si mostra come una vera
guerra tra barbari ,e che rifugge da ogni regola e strategia,c'è
ancora spazio per qualche imprevisto cambio di dinamica; che sfocerà
in alleanze sessiste tra i fronti contrapposti delle due coppie. Ma
il re è nudo; ed ognuno soccombe alla vera natura del proprio io,
suggerita dal dio della carneficina del titolo.
Dopo
qualche risata spesa alle prime battute, il film ci rimpalla pensieri
ed immagini in cui io personalmente, mi sono riconosciuta, e non col
sorriso. La regia di P., forte di un testo strepitoso è
straordinaria, e retta da un quartetto di attori in stato di
grazia.Tra i quali svetta C. Waltz avvocato che porta con disinvolta
leggerezza nel quotidiano la filosofia dell'”homo homini lupus”.
Appropriate le musiche di Desplat, che aprono sul finale speranzoso
dei ragazzi che-almeno loro-sembrano poter comunicare senza filtri su
un terreno condiviso.
Da
vedere assolutamente
1 commento:
andro' a vederlo!
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