Si può legittimamente
parlare della genesi di Intolerance, come di una risposta di
David W. Griffith alle pesanti critiche che avevano accompagnato il
suo precedente Nascita di una Nazione. Nonostante il grande
successo commerciale, le accuse di razzismo rivoltegli, risultarono
determinanti nell'immaginare nel una possibilità di riscatto atta a
rappresentare una risposta, tanto forte quanto esaustiva, alla
querelle suscitata dal suo precedente. Questa intenzionale
peculiarità avrà un peso rilevante nella sua nuova produzione.
In Intolerance si
avverte l'esigenza creativa e apologetica insieme, convogliata in una
visione del Tempo/Storia dove si contrappongono i principi del Male e
dell'Intolleranza contro quelli dell'Amore Salvifico. La
realizzazione del film risponde in pieno a questa esigenza, con una
messinscena maestosa ed articolata. In essa emergono tutti gli
artifici e le innovazioni tecniche che codificheranno la grammatica
del cosiddetto cinema narrativo classico.
In particolare,
nell'episodio denominato "La Caduta di Babilonia", Griffith
apporta sostanziali novità nelle tecniche di ripresa, avvalendosi di
torri munite di ascensori e di altissime gru - antesignane dei
moderni dolly - per riprendere grandi folle dall'alto. La cura nelle
scenografie per la ricostruzione storica - anche se non sempre
fedelissima - mantiene immutato il suo fascino e valore ancora oggi.
Lo stesso per la gerarchizzazione nella composizione delle
inquadrature, funzionali alla rilevanza drammaturgica dei personaggi,
e l'uso raffinato dei mascherini con cui esaltare il primo piano dei
volti, rafforzando il pathos emozionale del racconto.
Un’ambizione alta,
dunque, che si sposa alla figura di raccordo dei quattro episodi del
film: una madre simbolica che culla incessantemente un bimbo. Anche
il montaggio più serrato, con la contemporanea risoluzione finale
degli episodi in un crescendo emozionale, risulta quanto mai efficace
(la definizione “finale alla Griffith” è ancora in uso).
Illuminante la scena finale del film, atta a sottolineare la
necessità di un forte giudizio critico per denunciare l’ingiustizia
del mondo degli uomini ed avvicinarsi alla compassione, che
preannuncia il sorgere di una nuova civiltà. Con Intolerance
Griffith parla ai nostri cuori mettendo in ombra il cervello.
Tuttavia la sua capacità inventiva ha una sua base intellettuale,
così come la volontà di lanciare un messaggio che non fu
adeguatamente compreso né raccolto dal pubblico dell’epoca.
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