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lunedì 30 marzo 2015

Una nuova amica


                                 
                                    I mille travestimenti del desiderio.

Una nuova riflessione rivolta ancora all'universo femminile, quella che propone l'ex enfant prodige François Ozon, prendendo spunto dal romanzo di Ruth Rendell dal titolo omonimo.
Un'amicizia sugellata dal sangue fin dall'infanzia, quella che lega Claire e Laura(Anaïs Demoustier e Isild Le Besco),sebbene vissuta da Claire sempre all'ombra e al traino dell'amica. Dopo il matrimonio quasi in sincronia, la morte di Laura che segue la nascita della piccola Lucie, interrompe la simbiosi; lasciando Claire profondamente disorientata ma decisa a rimanere presente nella vita della piccola e del vedovo David(Romain Duris).
Una visita a casa della defunta, qualche giorno dopo i funerali, rivelerà a Claire l'unico segreto non condiviso dall'amica; quello che riguarda l'abitudine sporadica di David di travestirsi da donna. Dalla sorpresa e dal rifiuto immediato nell'accettare le motivazioni di David, Claire passerà dopo poco, a condividere una tenera complicità con la “nuova amica” Virginia. Così infatti, battezza la nuova identità di David, mentendo e nascondendo il tutto al marito Gilles(Raphaël Personnaz).Per i due, inizia un periodo spensierato e leggero, che attraverso una rielaborazione del proprio vissuto, tra uno shopping e una seduta di depilazione, li porterà a riappropriarsi dei loro desideri più profondi e sentiti. Approfittando di una vacanza in campagna, guadagnata con una bugia detta a Gilles e lontani fisicamente dalla realtà quotidiana; David/Virginia e Claire, si abbandonano totalmente al fluire naturale dei desideri che fino ad allora e per motivi diversi, avevano soffocato. Scoprendo durante una particolare serata in discoteca,complice la musica, la piacevolezza di pulsioni nuove ed inaspettate.
Vivono così e per la prima volta, l'ebbrezza di un sentimento di assoluta libertà, che sembra avvicinare entrambi ad una reale rinascita delle loro identità ,identità libere e progressivamente sempre più affrancate,che il regista mostra senza contorni e volutamente non definite.
Ma Claire mostra di dover fare ancora i conti con qualche ombra interiore che fa capolino dal passato,soprattutto dopo l'incidente occorso a David che sconvolge tutti con la sua rivelazione..
Il divertissement di Ozon ha questa volta i colori del mèlo, che dopo una partenza promettente, lascia via via chi si aspettava colpi di scena e snodi empaticamente emozionanti, sempre più delusi. La favola che lascia fuori
il mondo, relegando al marito incolore Gilles e alle figurine ridicole dei suoceri il compito di rappresentare la società ipocrita e repressiva (Aurore Clément e Jean-Claude Bolle Reddat),non sembra questa volta del tutto riuscita.
Dopo la bellissima accoppiata regalataci con Nella casa e Jeune et Jolie, Ozon pur mantenendosi coerente allo stile di lucido ed originale scompaginatore, che contraddistingue la sua evidenza cinematografica; questa volta non è sorretto nè dalla sceneggiatura nè dalla consueta fluidità registica che si adeguano opportunamente a quel che vuole rappresentare. Tant'è che la patinata fotografia e le lacune di sceneggiatura, consentono più di un momento di noia e prevedibilità.Le azioni dei personaggi per i quali,il regista ha voluto scientemente evitare qualsiasi implicazione e conseguenza sociale di approfondimento,finiscono così per risultare lontani ed irrimediabilmente freddi,ingessati ed incapaci di suscitare reale empatia o emozione.La tensione ed il ritmo risultano progressivamente compromessi, ad eccezione degli unici momenti significativamente più riusciti:quello nella discoteca gay sulle note di “Une femme avec toi”e successivamente,sulla stessa musica, in ospedale al capezzale di David. Solo in queste due scene fa capolino l'Ozon che amiamo e che sa regalare autentici brividi di vita.
Dispiace per l'occasione mancata che da luogo ad un pastiche,dove Freud convive irrisolto con richiami glam del miglior Hitchcock, senza avere del grande maestro né il ritmo tensivo né la vitale leggerezza.
Citiamo il lodevole lavoro degli interpreti tutti bravi, a cominciare da Anaïs Demoustier a Romain Duris.
Ma se un film è sempre,in qualche modo,racchiuso nel suo finale; personalmente, questo non ha fatto altro che confermarne le perplessità.
Al prossimo giro!Certi del tuo grande talento.

Da vedere


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