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giovedì 16 ottobre 2008

SAVIANO UNO DI NOI?..

Ieri sera ho ascoltato le “Parole “di Saviano a Matrix, e da napoletana, che fa parte quindi di quel territorio martoriato ;ho provato una grande stretta al cuore ,ascoltandolo, mentre diceva che la prima ,vera reazione appassionata ,(”di pancia"),alla situazione che vede sottomessi quei luoghi alla logica camorristica; è stata da parte degli extracomunitari all'indomani della strage di Castelvolturno. Strage dove sono state uccise persone estranee alla malavita , innocenti. Ho compreso il suo sgomento e condivido il suo dolore nel constatare che gli abitanti del posto si sono sentiti solo spettatori impotenti,ai margini ,di quello che era successo. E mi sono interrogata in prima persona ,sul senso di appartenenza alla mia terra . A dire il vero è da molto che mi interrogo sul significato della parola appartenenza e su quella di cittadina,“civis”. Forse questo termine con quello che comporta e sottende,non è mai appartenuto alla storia del meridione e a ben guardare forse all'Italia. Le ragioni storiche credo affondino le radici in tempi lontani e si sono intrecciate nel tempo con una colonizzazione culturale vissuta o resa spesso, come un semplice “destino ineluttabile”. Ricordando ancora la lettera aperta di qualche giorno fa su Repubblica, mi chiedo con Saviano , come ci si possa ancora trincerare dietro l'alibi della paura,o dietro la ricerca di una “quotidianeità accettabile"(sono sue parole ), vista come la sola possibilità auspicabile di vita. E sotto la cui ombra mettere al riparo le nostre famiglie , i nostri valori, le nostre coscienze. No , non c'è riparo non c'è ambito con cui si possa giustificare tutto questo. Tutto avanza ,tutto evolve in negativo, determinando un effetto boomerang che non può ,non farci riflettere, non può esimerci dallo scegliere. O scegliamo, finchè ancora possibile, o non sarà più possibile scegliere. Ecco io trovo sia sempre più difficile pensare noi stessi sulla base di un terreno condiviso, mentre dovrebbe essere semplice, da cittadini,riprendersi il proprio territorio. Insieme. Ma siamo sempre più soli, nell'illusione del nostro orticello da difendere e curare(e non è certo quello di Voltaire!), o preferiamo delegare ai pochissimi eroi quello che dovremmo Essere Noi. Ricordo quella bellissima frase scritta dai siciliani dopo la morte di Falcone” Le tue idee cammineranno sulle nostre gambe...” Saviano tutto questo lo ha fatto, e continuerà a farlo con le “parole”. Io gli auguro di riprendersi quella vita che in parte e momentaneamente gli è stata sottratta, perchè penso che se dovesse definitivamente o meno andar via dall'Italia...purtroppo la sconfitta sarebbe, questa volta si ,solo Nostra. A lui dobbiamo solo dire GRAZIE ROBERTO.

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