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giovedì 6 novembre 2008

"La banda"



Note di pace nel deserto Israeliano
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Dopo l'elezione epocale di Obama a nuovo presidente degli States, in un clima già denso di speranze ed aspettative vi parlerò di quelle ,”filmiche” ,suggerite dalla visione del primo lungometraggio del regista israeliano Eran Kolirin.
Tutto prende avvio da un errore.
Quello in cui incappa la banda della polizia di Alessandria D'Egitto, invitata ad inaugurare un centro culturale arabo in Israele. Il direttore ,colonnello Tewfiq, si renderà conto che per un banale errore di pronuncia è giunto nell'arida e spettrale Bet Hatikva invece che nella moderna Petah Tikva. Insieme ai componenti della banda , si vedrà costretto ad accettare l'ospitalità curiosa e franca della disinibita Dina,padrona dell'unico ritrovo del posto;prima di poter ripartire l'indomani.
Tra palazzoni disabitati , testimoni di un passato ormai lontano , la distanza iniziale tra i componenti della banda e i pochi abitanti
(divisi nella realtà da lingue e culture diverse) ,viene progressivamente azzerata, per far posto ,ad una umanissima curiosità.
Curiosità dietro la quale, urgono i disagi esistenziali e sentimentali di ciascuno. Tutto in una notte .
”L'incontro” di ogni personaggio avverrà in particolari contesti:una famiglia riunita per un compleanno, una pseudo discoteca roller , in un curioso turn over attorno ad una cabina telefonica, su di una panchina ,in un parco: più immaginato che reale.Complice la musica,che fungerà da “disgelante”, agevolando col suo linguaggio universale, l'apertura e il dialogo reciproco. Così sulle note di Summertime e dell'americanissimo Chet Baker si getteranno dei ponti , che cambieranno la percezione che ognuno ha dell'Altro.
Tutto viene trattato con mano leggera e non senza ironia. L'espressività dei volti, soprattutto di Towfiq, quasi da film muto ,enfatizza una recitazione che procede per sottrazione.Dina invece ,col suo personaggio energico e sfacciato , contribuisce più di tutti a bilanciare i toni agrodolci. Una “piccola" commedia, che come spiega il regista ha fatto inaspettatamente il giro del mondo.Ugualmente apprezzata sia dal mondo arabo che da quello israeliano. Prendiamola come una speranza beneaugurante .Quella di cui proprio tutti oggi, abbiamo bisogno.

4 commenti:

Prof 2.0 ha detto...

So che non c'entra con il post che ho comunque apprezzato, ma cosa accade a 960 gradi fahrenheit?

Franca Maenza ha detto...

Non sei il primo a chiederlo, ed io che pensavo fosse facilmente intuibile...Ho voluto omaggiare citandolo, il film di Truffaut "Fahrenheit 451 ".
Ed al posto di quella temperatura (temperatura alla quale si bruciavano i libri , la cultura, la memoria dell'uomo..)ho inserito una "mia" temperatura, che poi è anche il mio anno di nascita.
Temperatura della rinascita (come la fenice dalle ceneri), delle" mie" emozioni , in questo caso.
Forse non era tanto intuitivo....

Anonimo ha detto...

...modestamente lo intuii.....
(intuito femminile?)
con simpatia
Antonietta (tatamadrina)

Franca Maenza ha detto...

Felicissima!
con ricambiata simpatia.