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venerdì 20 febbraio 2015

Biopic avanti tutta:The Imitation Game





Sull'onda di un rinnovato e ciclico interesse per i biopic,spesso coronato dal successo (ben tre biopics confluiscono nella rosa degli Oscar 2015 come miglior film);approda sul grande schermo questo film,tratto dall'autobiografia di Alan Turing scritta da Andrew Hodgens e adattata per il cinema da Graham Moore.
Alan Turing genio matematico inglese, a 27 anni in pieno conflitto mondiale, fu chiamato a ricoprire in segreto dal governo britannico, insieme ad un pool di brillanti menti,il ruolo di capo coordinatore del progetto ENIGMA.
Il quale si proponeva di decrittare il codice segreto usato dai nazisti, per comunicare le loro, operazioni belliche.
Il genio visionario di Touring ideò e costruì una macchina che riuscì nell'intento,cambiando il corso della guerra,e salvando migliaia di vite umane.
Finita la guerra, fu accusato di omosessualità(reato punibile in Inghilterra fino al 1983)e condannato alla castrazione chimica che scelse in luogo del carcere;ma che lo portò in breve al suicidio, a soli 41 anni.
La macchina inventata da T.,viene considerata oggi, insieme ad altri suoi interessanti studi sul rapporto intelligenza meccanica- mente umana,l'antesignana del computer e della moderna scienza informatica.
Il film sicuro di un buon impianto nei vari comparti di sceneggiatura, scenografia e montaggio, procede nell'alternarsi di flashback e forward con una regia consapevole di orchestrare il compito, con dignitoso mestiere.
Non ci sono guizzi o digressioni per il pubblico, che non siano quelli,probabilmente decisi a tavolino dalla produzione(il re midaWeinstein);che in tutta evidenza,non vuole spingersi più in là, dei tranquilli territori di una indagine sul “caso storico” che esige il tributo dell'umana giustizia.
L'empatia e le altri possibili ed interessanti letture del film, risiedono tutte nell'interpretazione toccante e sfaccettata che ha il volto dell'astro nascente Benedict Cumberbatch.
E' nelle mille sfumature che Cumberbatch fornisce al personaggio che si può rintracciare un rapporto esistente tra lo sfortunato amore adolescenziale di T. traslato nella concretezza della sua macchina, alla quale trasferisce, in un impossibile e disperato recupero, il nome dell'amato.
Oppure si trova nel disagio comunicativo del personaggio-ai limiti dell'autismo sociale-, quello più ampio della difficoltà di comprensione tra uomini, definiti “diversi”.
Allo stesso modo essi necessitano di codici di decrittazione per essere compresi; ma non sempre questi ,sono in linea con i tempi e le convenzioni sociali.
Gli altri attori del cast,si mantengono nella sufficiente prestazione, con qualche riserva per la scialba interpretazione di Keira Knightley(candidata all'oscar.. ça va sans dire) che impersona Joan
Klarke.L'unica, che riuscì forse, a decrittarne l'anima solitaria e tormentata.
Resta l'amaro per una vicenda umana così crudele e solo parzialmente riscattata.
Per tutto il resto c'è odore di oscar.
Nel caso, sicuramente da Cumberbatch meritato.

Consigliato.

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