Mike
Leigh
arriva nelle sale italiane con il suo Mr.Turner,
forte di un premio-meritatissimo- al miglior interprete maschile
(Timothy Spall
(Cannes 2014) e
di una candidatura come miglior fotografia ai prossimi Oscar,
per
Dick Pope.
Scevro
da ogni pericolo di agiografia, tasto dolente, in special modo quando
si vuol rappresentare cinematograficamente l'arte di un pittore, il
regista ci racconta gli ultimi 25 anni del “genio della luce”
Joseph
Mallord William Turner.
Pittore
vissuto tra il XVIII e il XVIX secolo T.
ha abbracciato sia l'epoca georgiana che quella vittoriana. Ed è
considerato uno dei massimi paesaggisti del suo tempo, precursore
dell'espressionismo. Nei 149 minuti del film
Turner
ci viene mostrato in tutta la sua ambivalente umanità ricca di
contraddizioni.Depresso dalla scomparsa
dell'amatissimo
padre e custode,T.si
rifugiò nell'arte pittorica alla ricerca del mistero inafferabile
della luce, nelle innumerevoli manifestazioni che di essa,ci da la
Natura Suprema. Indagò e riportò ogni esperienza visiva, nei suoi
taccuini,cercando ovunque-nei molti viaggi-questi eventi si
manifestavano.Fu sempre stimolato da ciò che pone gli uomini in
contrasto con la potenza della Natura, che era sua convinzione,
racchiudesse in sé, il principio divino. Febbrilmente visse la sua
ricerca pittorica così come voracemente consumò i suoi istinti
sessuali con la governante Hannah
che
gli dedicherà in silenzio la vita,pur essendo,di fatto,completamente
invisibile alla sua “vista”.Rude e sgradevole nei modi e
nell'aspetto, restìo ai condizionamenti di una società vittoriana
che finirà per non comprenderne la modernità. Si isolò sempre più
dai rapporti sociali, rifuggendo da qualunque compromesso, sia con
l'Accademia delle arti di Londra che nel privato.Tollerò,infatti a
malapena, le due figlie avute da Sarah
Danby
parente della governante.Diffidente, ma in qualche modo affascinato
dalla modernità incombente (la fotografia che cattura la luce nella
scatola);cederà sempre più ad una misantropia forse più subita che
voluta, rischiarata negli ultimi anni della sua vita, dalle cure
dell'accogliente Sophia Boot,nella cui casa a Chelsea, morirà nel
1851.
Leigh
ci
mostra “l'uomo” Turner,
inserito
nel contesto sociale di una umanità anch'essa sofferente e non
esente da contraddizioni ed ipocrisie.Di grande accuratezza formale,
scene e costumi. Della fotografia già si è detto.
E'
tuttavia difficile empatizzare,nel complesso, con un personaggio
sullo schermo tutto grugniti ed egoismi.Solo le sequenze
finali,riportano un po' di equilibrio allo spettatore provato dai 149
minuti.Un parziale riscatto di senso che oltre a contenere una
implicita dedica “politica”, alla povera governante Hannah(una
splendida Dorothy
Atkinson)
mette la firma sulle reali intenzioni del regista.
Per
gli amanti del genere.
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