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venerdì 20 febbraio 2015

Luce ed ombra: Mr.Turner

Mike Leigh arriva nelle sale italiane con il suo Mr.Turner, forte di un premio-meritatissimo- al miglior interprete maschile (Timothy Spall (Cannes 2014) e di una candidatura come miglior fotografia ai prossimi Oscar, per Dick Pope.
Scevro da ogni pericolo di agiografia, tasto dolente, in special modo quando si vuol rappresentare cinematograficamente l'arte di un pittore, il regista ci racconta gli ultimi 25 anni del “genio della luce” Joseph Mallord William Turner.
Pittore vissuto tra il XVIII e il XVIX secolo T. ha abbracciato sia l'epoca georgiana che quella vittoriana. Ed è considerato uno dei massimi paesaggisti del suo tempo, precursore dell'espressionismo. Nei 149 minuti del film
Turner ci viene mostrato in tutta la sua ambivalente umanità ricca di contraddizioni.Depresso dalla scomparsa
dell'amatissimo padre e custode,T.si rifugiò nell'arte pittorica alla ricerca del mistero inafferabile della luce, nelle innumerevoli manifestazioni che di essa,ci da la Natura Suprema. Indagò e riportò ogni esperienza visiva, nei suoi taccuini,cercando ovunque-nei molti viaggi-questi eventi si manifestavano.Fu sempre stimolato da ciò che pone gli uomini in contrasto con la potenza della Natura, che era sua convinzione, racchiudesse in sé, il principio divino. Febbrilmente visse la sua ricerca pittorica così come voracemente consumò i suoi istinti sessuali con la governante Hannah che gli dedicherà in silenzio la vita,pur essendo,di fatto,completamente invisibile alla sua “vista”.Rude e sgradevole nei modi e nell'aspetto, restìo ai condizionamenti di una società vittoriana che finirà per non comprenderne la modernità. Si isolò sempre più dai rapporti sociali, rifuggendo da qualunque compromesso, sia con l'Accademia delle arti di Londra che nel privato.Tollerò,infatti a malapena, le due figlie avute da Sarah Danby parente della governante.Diffidente, ma in qualche modo affascinato dalla modernità incombente (la fotografia che cattura la luce nella scatola);cederà sempre più ad una misantropia forse più subita che voluta, rischiarata negli ultimi anni della sua vita, dalle cure dell'accogliente Sophia Boot,nella cui casa a Chelsea, morirà nel 1851.
Leigh ci mostra “l'uomo” Turner, inserito nel contesto sociale di una umanità anch'essa sofferente e non esente da contraddizioni ed ipocrisie.Di grande accuratezza formale, scene e costumi. Della fotografia già si è detto.
E' tuttavia difficile empatizzare,nel complesso, con un personaggio sullo schermo tutto grugniti ed egoismi.Solo le sequenze finali,riportano un po' di equilibrio allo spettatore provato dai 149 minuti.Un parziale riscatto di senso che oltre a contenere una implicita dedica “politica”, alla povera governante Hannah(una splendida Dorothy Atkinson) mette la firma sulle reali intenzioni del regista.

Per gli amanti del genere.

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